lunedì 17 settembre 2018

Echi di primavera...

Lunedì afoso. L'umidità rende irrespirabile l'aria. Stamattina, chissà perché, sono stata letteralmente assalita da un flusso di ricordi che oserei definire "ancestrali". Si sono materializzati, quasi dal nulla, i volti di ragazzi e ragazze che ho frequentato ai bei tempi della spensierata gioventù. E' stato un colpo basso. Secco. E poi di lunedì...
Mi son chiesta quanto è rimasto di tutti noi, quanto è rimasto dei nostri sogni e delle nostre speranze. E cosa, alla fine, siamo diventati tutti quanti. E se era quello che volevamo, quello che siamo diventati.
Com'è possibile che gli anni più belli (perché lo sono, è inutile negarlo), le esperienze più importanti e formative e le persone con le quali condividi la primavera della vita con annessi e connessi alla fine evaporino come neve al sole. Spesso mi sono "incolpata" di queste dissoluzioni, attribuendole al mio "cattivo" carattere, ad una certa timidezza o pigrizia.
Con il tempo ho imparato che a volte le cose vanno così, che non sempre ci sono le risposte alle domande. Per molto tempo ho pensato che coloro con i quali dividevo le prime esperienze, le serate fuori al pub, le prime pizze, le prime confidenze, le prime simpatie dovessero essere quelli con i quali avrei camminato sempre nella vita. Perché ci conoscevamo meglio, perché è importante con chi fai i primi passi nel mondo dei "grandi", perché eravamo come fratelli.
Si cambia. L'ho imparato tardi. Fa parte del naturale svolgersi della vita. E' la vita stessa che, spesso, ti cambia. Rimane, di quegli impareggiabili, splendidi anni, la struggente malinconia dei ricordi, dei momenti, di qualche non confessato rimpianto.

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