mercoledì 31 gennaio 2018

Panta Rei

Come tutti gli esseri umani, ci sono cose e persone che tollero poco. Ho capito, però, che l'atteggiamento ostile, un pò rigido e da "divinità superiore" non paga e, soprattutto, non mi appartiene, non più. Adesso sfodero un sorriso di circostanza, non mi allontano "sdegnata", piuttosto parlo del vento e del tempo e glisso sugli argomenti più importanti.
Crescendo si impara. Lo ripeteva sempre mia madre quando avevo qualche anno (più di dieci, sicuramente!) di meno. Allora ero piuttosto scettica: cosa dovevo imparare? Solo ora, a distanza di un numero di anni considerevole, ho capito. Si impara a destreggiarsi nelle situazioni, si impara a gestirle e soprattutto si impara a sapersi gestire che, a ben vedere, è la cosa più importante.
Le persone e le situazioni mi hanno delusa nella misura in cui ho dato modo ad entrambe di farlo. Nella misura in cui ho investito in modo sbagliato su persone e situazioni, creandomi soprattutto delle aspettative. In realtà bisogna che io faccia - e ci sto provando - le cose e che frequenti le persone senza nulla a pretendere. Senza pensare che possa tornarmi indietro qualcosa o che le persone (e le situazioni anche) siano diverse da quel che sono.
Penso che la consapevolezza di questo, la consapevolezza che non ci sono aspettative, che cose e persone sono quel che sono, scioglie da qualsiasi legame, da qualsiasi giogo che intrappola nel facile gioco del "do ut des" di latina memoria. Penso (e comincio anche ad avvertire) che questo sollevare gli altri dalle nostre aspettative è fonte di una grande libertà interiore. Una libertà che voglio prendermi e tenermi stretta.
Per aspera ad astra.
Le vie difficili portano alle stelle.

giovedì 25 gennaio 2018

R.I.P.

Stasera un velo di tristezza scende insieme con il silenzio. C'è stato un incidente ferroviario, nei pressi di Milano, costato la vita a tre persone. Ci sono diversi feriti, ci sono lamiere accartocciate, vecchi binari collassati e il solito rimpallo di responsabilità.
Quando ci sono di mezzo le vite umane questi "tentativi" di individuare un "colpevole" a tutti i costi hanno un che di stonato. Ci vorrebbe un po' di silenzio. Sembra che nessuno tolleri più il silenzio. Un silenzio per piangere, ricordare, imprimere in cuore e memoria volti e ricordi.
Quelle persone, i morti e i feriti, stamattina andavano al lavoro, come tutti i giorni. Erano pendolari con tanti progetti, con tanti sogni, con la stanchezza, anche. Sembra che questo Paese, in questi ultimi dieci o più anni, vada letteralmente sgretolandosi. Sembra che solo i politici, confinati nel loro Olimpo dorato, non se ne accorgano e che continuino sterilmente a ripetere che tutto va bene. Non va bene quasi niente, oramai. E' come se ci fosse un "noi" e un "loro", ciascuno nel suo mondo. Noi nel nostro piccolo o grande inferno, loro in quell'empireo un tempo riservato solamente ad incorporee divinità.
Ma mi taccio. Adesso è tempo solo di piangere i morti e di sperare e pregare che i feriti si riprendano al più presto.

Esplorando nuovi sentieri

Sta finendo il mese di gennaio, tra recrudescenze di freddo e giornate con temperature che sfiorano e raggiungono i 18 gradi.
Sto facendo un buon lavoro su me stessa. E' un pò come se stessi preparando a ripartorirmi, in effetti. E non è facile ad una certa età, perché si devono fare i conti con una serie di sovrastrutture ben radicate e decise a "vendere cara la pelle". Semplificando molto, si tratta di abitudini. Le abitudini sono comode, rassicuranti. "Si è fatto sempre così", "Ho sempre fatto questa strada" e via elencando. Sono sentieri già battuti da altri, oppure creati faticosamente da noi stessi con un lavoro di "disboscamento" che a volte è immane.
Eppure tutto cambia. Il mondo cambia. La gente cambia. Noi stessi cambiamo e spesso non ce ne rendiamo conto. E quindi anche i sentieri, per quanto rassicuranti, vanno cambiati. Mi viene da pensare agli esploratori del passato, che partivano alla ricerca di nuove terre. Se si fossero fermati alle abitudini, ai sentieri già tracciati, se ne sarebbero stati comodi comodi in casa, di fronte ad un bel fuoco, con una tazza di the caldo in mano, piuttosto che affrontare i milioni di punti interrogativi e gli inevitabili disagi del cambiamento, dell'esplorazione.
E' tempo, per me, di abbandonare certi sentieri già tracciati e di avventurarmi in altri percorsi. E' tempo di mollare anche tutto quello che ho sempre pensato di me stessa e di scoprire cose nuove, sperimentare atteggiamenti diversi.
Sono comprensibilmente curiosa e stimolata. Non mi capitava di esserlo, oramai, da anni (se non da decenni) e penso che sia un buon segno. Almeno per oggi. "Nel diman non v'è certezza", recitava Lorenzo de' Medici ed è un'affermazione che voglio fare mia. Oggi va così. Domani non mi interessa, non lo sto vivendo.
Carpe diem. Vivo solo questo momento.

domenica 7 gennaio 2018

Guardando avanti

I nuovi inizi, inevitabilmente, portano ri-partenze, riesami di situazioni e di atteggiamenti, propositi alcuni manifesti, altri segreti. Inizialmente non mi ero proposta nulla. Esco un po' a pezzi da un anno difficile e confuso e non avevo voglia di fare promesse che, poi, non dipende esclusivamente da me mantenere. Poi, però, in questi giorni, ci ho in parte ripensato.
Non voglio, però, che siano "promesse". Voglio che siano una sorta di "regole" da seguire in questo ballo che è la vita. La prima in assoluto di queste regole è, senza ombra di dubbio alcuno, quella di evitare come la peste le persone che vogliono fare di me una sorta di cestino per i loro problemi. Oramai, grazie anche all'aiuto dell'analisi, ho imparato a riconoscere i sintomi ed ho anche capito perché mi presto a questo gioco "perverso" (una questione di...bisogni "primordiali" in parte disattesi).
In secondo luogo ho voglia di dedicare più tempo alla bellezza che mi sta intorno. Troppo spesso non riesco a vederla, assorbita come sono dalla fretta di tornare a casa o presa da pensieri che non vale la pena pensare. Ci sono scorci paesaggistici, qui a Roma, angoli, vicoli, squarci di normalità che non tutte le città hanno la fortuna di avere. E ci sono giorni che il sole carezza delicatamente i monumenti e le facciate dei palazzi con una luce calda e avvolgente. E ci sono momenti, specialmente la mattina presto, in cui tutto sembra nuovo, appena "creato". E poi ci sono anche persone che vale la pena avvicinare, conoscere, "annusare", così, senza altro proposito che non sia la conoscenza, l'esercizio di una sana curiosità. Senza aspettarsi nulla da nessuno.
Mi rendo conto che mi sono fatta distrarre da cose di pochissima importanza. Ho concentrato forze e volontà sul compito "sbagliato". La costruzione di se stessi è - a mio parere - l'impegno più importante, la strada principale da percorrere. Costruire me stessa significa andare al di là di tante resistenze, cercare di imparare dai miei errori, superare la paura di sbagliare e di non essere la "brava e perfetta bambina". Nessuno è perfetto, come dice uno dei personaggi nella chiusura del film "A qualcuno piace caldo".
Ho capito che finora ho preteso da me troppo. Sono una persona normale, con desideri normali, con un'intelligenza normale. Ci sono cose che riesco a fare e cose che non riesco a fare. Faccio cose giuste e sbagliate. Come tutti, proprio come tutti. Non devo "comprare" nessuno, non devo accattivarmi la benevolenza di nessuno.
Devo solo vivere. E, paradossalmente, spesso mi sembra la cosa più difficile.