Ultimi "colpi di coda" di un'amicizia trasformatasi in non-so-cosa. Va bene così. Io mi evolvo, io vado avanti, malgrado l'amarezza ed un'iniziale sofferenza. Niente più che un pizzico, un pò di dolore, molto meno di anni fa, adesso quasi del tutto risolta. Panta rei.
Posso dire con certezza una cosa, però: sto imparando. E questo mi rende felice, mi stimola. Con il tempo, per dire, ho imparato a non arroccarmi sulle mie posizioni. Ho imparato ad essere flessibile, possibilista. Ovviamente la flessibilità non deve sconfinare nella pedestre adeguatezza a qualunque giacchetta, così come la comprensione dell'altrui natura non deve portare alla rinuncia alla mia personalità.
Mi sono trovata ad un punto in cui non potevo più giustificare o cercare di capire quel che dall'altra parte non mi si diceva e che io ben sapevo. Ho messo un punto fermo. Io, che, da certi punti di vista, dovrei considerarmi la "parte lesa". Un punto e basta. Non ho voglia di prendere in giro me stessa. Ho fatto quel che potevo e dovevo. Niente da rimproverarmi.
Adesso è subentrata una calma incredibile. A distanza di qualche giorno dal "chiarimento" (che, peraltro, è stato univoco) credo di aver metabolizzato un pò tutta la faccenda, passando dalle forche caudine dell'amarezza, del disincanto, del cinismo ed anche del dolore. Non è cosetta da niente rendersi conto che ero solo io a ritenere questo rapporto un'amicizia nel senso pieno del termine.
In tutto 'sto "ciarpame" è invischiata anche un'altra persona, quella che, fondamentalmente, ha innescato la miccia, se così si può dire, seminando falsità e pettegolezzi senza nessun fondamento di verità. La "prova" l'ho avuta nel momento in cui ho cominciato a mettere insieme una serie di informazioni che mi sono arrivate da più parti. Il problema è che questa persona (sono circondata da menti malate, non c'è che dire!) è talmente manipolatrice che è piuttosto difficile prenderla in castagna. Difficile, ma non impossibile.
Mi chiedo, poi, se ne valga la pena. Se, invece, è meglio lasciar cuocere entrambi nel loro beato brodo ed occuparmi e preoccuparmi di cose e persone più importanti. Ultimamente quest'ipotesi si va facendo sempre più spazio. In linea di massima non sono una persona vendicativa, preferisco dimenticare e mandar fuori la gente dalla mia vita. Solo una parte di me oppone resistenza dicendo che, tutto sommato, un bel "tiro mancino" non ci starebbe male, a volte.
Poi, improvvisamente, la notizia di un lutto per una mia carissima amica riporta tutto a quote più normali. A quelle quote alle quali dovremmo volare, senza perderci dietro stormi inconsistenti che non vanno da nessuna parte. Come scrive Battiato, "le aquile non volano a stormi". Le aquile volano da sole.
Posso dire con certezza una cosa, però: sto imparando. E questo mi rende felice, mi stimola. Con il tempo, per dire, ho imparato a non arroccarmi sulle mie posizioni. Ho imparato ad essere flessibile, possibilista. Ovviamente la flessibilità non deve sconfinare nella pedestre adeguatezza a qualunque giacchetta, così come la comprensione dell'altrui natura non deve portare alla rinuncia alla mia personalità.
Mi sono trovata ad un punto in cui non potevo più giustificare o cercare di capire quel che dall'altra parte non mi si diceva e che io ben sapevo. Ho messo un punto fermo. Io, che, da certi punti di vista, dovrei considerarmi la "parte lesa". Un punto e basta. Non ho voglia di prendere in giro me stessa. Ho fatto quel che potevo e dovevo. Niente da rimproverarmi.
Adesso è subentrata una calma incredibile. A distanza di qualche giorno dal "chiarimento" (che, peraltro, è stato univoco) credo di aver metabolizzato un pò tutta la faccenda, passando dalle forche caudine dell'amarezza, del disincanto, del cinismo ed anche del dolore. Non è cosetta da niente rendersi conto che ero solo io a ritenere questo rapporto un'amicizia nel senso pieno del termine.
In tutto 'sto "ciarpame" è invischiata anche un'altra persona, quella che, fondamentalmente, ha innescato la miccia, se così si può dire, seminando falsità e pettegolezzi senza nessun fondamento di verità. La "prova" l'ho avuta nel momento in cui ho cominciato a mettere insieme una serie di informazioni che mi sono arrivate da più parti. Il problema è che questa persona (sono circondata da menti malate, non c'è che dire!) è talmente manipolatrice che è piuttosto difficile prenderla in castagna. Difficile, ma non impossibile.
Mi chiedo, poi, se ne valga la pena. Se, invece, è meglio lasciar cuocere entrambi nel loro beato brodo ed occuparmi e preoccuparmi di cose e persone più importanti. Ultimamente quest'ipotesi si va facendo sempre più spazio. In linea di massima non sono una persona vendicativa, preferisco dimenticare e mandar fuori la gente dalla mia vita. Solo una parte di me oppone resistenza dicendo che, tutto sommato, un bel "tiro mancino" non ci starebbe male, a volte.
Poi, improvvisamente, la notizia di un lutto per una mia carissima amica riporta tutto a quote più normali. A quelle quote alle quali dovremmo volare, senza perderci dietro stormi inconsistenti che non vanno da nessuna parte. Come scrive Battiato, "le aquile non volano a stormi". Le aquile volano da sole.
Giorni e mesi corrono veloci
la strada è oscura e incerta
e temo di offuscarmi
non prestare orecchio alle menzogne
non farti soffocare dai maligni
non ti nutrire di invidie e gelosie
In silenzio soffro i danni del tempo
le aquile non volano a stormi
vivo è il rimpianto della via smarrita
nell'incerto cammino del ritorno
Seguo la guida degli antichi saggi
mi affido al cuore ed attraverso il male
a chi confessi i tuoi segreti?
Ferito al mattino a sera offeso
salta su un cavallo alato
prima che l'incostanza offuschi lo splendore
In silenzio soffro i danni del tempo
le aquile non volano a stormi
vivo è il rimpianto della via smarrita
nell'incerto cammino del ritorno
shizukani tokino kizuni kurushimu
murewo kundewa tobanai taka
furuki oshiewo tadotte
kokoronomamani konokanashimiwo norikoete
shizukani tokino kizuni kurushimu
murewo kundewa tobanai taka
furuki oshiewo tadotte
kokoronomamani konokanashimiwo norikoete