Si cambia. Di nuovo.
Oramai avere a che fare con le persone sembra una sorta di roulette russa, alla quale mi sono stancata di partecipare. Da quest'ultima "avventura", devo dire, traggo solo guadagni: mi libero di una persona noiosa, borbottona, acida e poco empatica. Ora dovrò imparare a gestire i rapporti di lavoro, visto che costei - ahimé! - lavora nel mio stesso servizio.
Ma è qualcosa che ho già visto, qualche anno fa. Per me è difficile fare l'abitudine alla non-armonia. Gestire i conflitti nel campo lavorativo è molto molto delicato, specie in presenza di persone con spiccata tendenza alla permalosità nonché all'infantilismo. Confesso la mia incapacità. Alzo le mani e, soprattutto, chiudo certe porte incautamente aperte. L'amicizia in campo lavorativo è merce rara. Gli amici si scelgono, i colleghi - come i parenti, del resto - no.
Al momento va così. Senza parlarci, con i saluti d'ordinanza, con lei che fa la "splendida" appena mi vede e sta in compagnia di qualche sgallettata par suo. A me fa sorridere. Mi ricorda molto certi adolescenti dispettosi e infantili. Probabilmente lo è anche lei, dispettosa e infantile. I segni c'erano tutti, mi assumo la responsabilità di averli sottovalutati.
Del resto sono ben cosciente che quella specie di tregua che intrattenevamo non poteva durare a lungo. Siamo diversissime sotto molti aspetti. Lei è perennemente scontenta, si lamenta di ogni cosa: si lamenta di avere troppo lavoro ma si lamenta quando non ce n'è molto; si lamenta che il capo interloquisca più con me che con lei; si lamenta perché non può fare gli straordinari e aggiunge che, del resto, preferisce uscir prima piuttosto che rimanere; si lamenta perché non le danno la linea di attività, che - signora mia - son soldi!; si lamenta perché non ha nessuno con cui dividere l'affitto (e chi se l'accolla una lagna del genere?). Credo proprio che ho - se pure maldestramente - scansato un fosso.
Mi tergo metaforicamente il sudore e vado avanti. E' un banco di prova anche per i miei limiti, per le mie paure, per la me stessa che sto costruendo. E' tempo di mollare certi atteggiamenti fin troppo buonisti e condiscendenti. Con certa gente bisogna essere determinati e inflessibili. Certa gente non deve entrare più nella mia vita.
Oramai avere a che fare con le persone sembra una sorta di roulette russa, alla quale mi sono stancata di partecipare. Da quest'ultima "avventura", devo dire, traggo solo guadagni: mi libero di una persona noiosa, borbottona, acida e poco empatica. Ora dovrò imparare a gestire i rapporti di lavoro, visto che costei - ahimé! - lavora nel mio stesso servizio.
Ma è qualcosa che ho già visto, qualche anno fa. Per me è difficile fare l'abitudine alla non-armonia. Gestire i conflitti nel campo lavorativo è molto molto delicato, specie in presenza di persone con spiccata tendenza alla permalosità nonché all'infantilismo. Confesso la mia incapacità. Alzo le mani e, soprattutto, chiudo certe porte incautamente aperte. L'amicizia in campo lavorativo è merce rara. Gli amici si scelgono, i colleghi - come i parenti, del resto - no.
Al momento va così. Senza parlarci, con i saluti d'ordinanza, con lei che fa la "splendida" appena mi vede e sta in compagnia di qualche sgallettata par suo. A me fa sorridere. Mi ricorda molto certi adolescenti dispettosi e infantili. Probabilmente lo è anche lei, dispettosa e infantile. I segni c'erano tutti, mi assumo la responsabilità di averli sottovalutati.
Del resto sono ben cosciente che quella specie di tregua che intrattenevamo non poteva durare a lungo. Siamo diversissime sotto molti aspetti. Lei è perennemente scontenta, si lamenta di ogni cosa: si lamenta di avere troppo lavoro ma si lamenta quando non ce n'è molto; si lamenta che il capo interloquisca più con me che con lei; si lamenta perché non può fare gli straordinari e aggiunge che, del resto, preferisce uscir prima piuttosto che rimanere; si lamenta perché non le danno la linea di attività, che - signora mia - son soldi!; si lamenta perché non ha nessuno con cui dividere l'affitto (e chi se l'accolla una lagna del genere?). Credo proprio che ho - se pure maldestramente - scansato un fosso.
Mi tergo metaforicamente il sudore e vado avanti. E' un banco di prova anche per i miei limiti, per le mie paure, per la me stessa che sto costruendo. E' tempo di mollare certi atteggiamenti fin troppo buonisti e condiscendenti. Con certa gente bisogna essere determinati e inflessibili. Certa gente non deve entrare più nella mia vita.