lunedì 25 dicembre 2023

Natale 2023

Natale. Sono un pò malinconica. Forse colpa dell'età o, forse, colpa degli eventi. O, ancora, forse colpa di entrambi. Inevitabilmente la memoria va ad un tempo più sereno, quando l'unica preoccupazione era preparare l'albero, il presepe e la tavola ed aspettare la mezzanotte per i regali. Nessuna preoccupazione, nessun sogno infranto, nessun desiderio disatteso.
Molte delle persone con le quali ho festeggiato quei natali non ci sono più. E' la vita. Per me il natale è sensazioni ed emozioni, più che festeggiamenti a base di scorpacciate e bevute.
Oggi me ne sto a casa con un pò di tosse. Il tempo è grigio e triste. Non c'è niente di speciale, in questo giorno. Cristo non si stanca di rinascere per regalarci un pò di speranza. Malgrado le guerre, le devastazioni, gli odi tribali, le truffe, gli inganni, l'indifferenza. Cristo è un bell'esempio di resilienza, davvero! Tenacemente, ogni anno, torna a ricordarci che cambiare è possibile, una vita più spirituale è possibile, che la materia non può darci quella felicità e quella serenità delle quali siamo così affamati.
C'è silenzio, intorno, oggi. Come ieri sera, la sera della vigilia, quando ci si siede tutti a tavola con parenti e affini a consumare il rito della cena della vigilia. Un silenzio che non sa di commozione o di fervida attesa, ma di rassegnazione, quasi. O sono io ad avvertirlo in questo modo. Ieri non ho nemmeno aspettato la mezzanotte. 
Tante persone hanno "attraversato" la mia vita, in questi anni. Fugaci lampi di un'età più verde mi illuminano per un attimo i ricordi. Ci sono momenti che vorrei tornare a quegli anni. A quell'incoscienza. Inevitabilmente a natale, un pò come alla fine dell'anno, si fanno i conti con quello che si è fatto ma, soprattutto, con quello che non si è riusciti a fare. Con i "fallimenti", con i sogni che sono rimasti tali e via elencando. La vita va avanti, non c'è tempo per rimuginare, nemmeno per avere rimpianti. Non ha senso. Il passaggio su questa terra è così breve.
Ogni giorno si rinasce un pò, ogni giorno si comincia daccapo, come se non ci fosse stato uno ieri, altrimenti non se ne esce vivi. Il tempo che è stato mi ha formata per quella che sono. Ora è venuto un altro tempo. Più riflessivo, più intimista, oserei dire scomodando un'espressione tanto cara a filosofi e compagnia cantante. Ora misuro i miei passi con più attenzione, quasi mi vien da contarli. Ed i miei pensieri si sono fatti più silenziosi, più raccolti. Ora vivo le mie emozioni con una libertà che "prima" non mi era consentita. Mi capita di piangere e di non nascondere lo smarrimento a chi mi sta intorno. Non me ne vergogno come un tempo perché penso che la vera forza stia anche nella capacità di vivere la propria fragilità.
Ecco. Il natale è questo insieme di sensazioni ed emozioni, per me. Ed il mio pensiero va a quello che nel mondo sta andando storto. Va a chi muore sotto le bombe, qualunque sia la sua nazionalità, la sua religione, il colore della sua pelle. E va anche a chi soffre in un ospedale, a chi non ha una casa nella qual ripararsi e riscaldarsi. Potremmo vivere tutti meglio di quanto viviamo, ma qualcuno ha deciso che rompere le palle al prossimo è il suo sport preferito. Questo mondo può nutrire tutti se lo trattiamo responsabilmente, se ci impegniamo a trasformare il sogno di un paradiso terrestre in realtà. Ma gli umani, evidentemente, recano in loro l'imprinting della disobbedienza, della contraddizione, della violenza.
Buon natale, per quel che questo mio augurio può valere. Decidete voi cosa auguravi. Io vi auguro di non avere rimpianti, ma solo ricordi.

sabato 9 dicembre 2023

Bridge over troubled water


Adesso avrei bisogno proprio di un "traghettatore", che mi aiutasse ad attraversare questo fiume in piena, questo oceano, queste cascate tumultuose. Al di là si aprono praterie sconfinate da esplorare. Devo e voglio farcela. E' tempo di dire "basta".
Ho pianto tanto ed ancora sto piangendo. Ho detto a Dio che sono stanca, che mi aiutasse a cambiare, a rompere certi legami, certi fastidiosi (ormai) legami. Mi aiutasse a prendere le distanze, a non lasciarmi coinvolgere.
Mi sento come se fossi esplosa in mille atomi. Come se fossi polverizzata. Ora devo ricostruirmi. Devo cominciare da zero. Nulla di quello che è stato finora deve più essere.

venerdì 8 dicembre 2023

Navigare necesse est...

Sono due anni che non scrivo su questo mio spazio. Due anni nei quali ho navigato "a vista" tra alterne vicende - scogli - tra il riso e il pianto, la speranza e la disperazione.
Tutto è un pò cambiato, nella mia vita. Ad un certo punto di questi due anni di "silenzio stampa" mi sono ritrovata a girarmi intorno e a vedere null'altro che il vuoto, il silenzio, il "niente", il mare, il cielo. Si sono alternate diverse sensazioni: panico, paura, disperazione, solitudine... Ad alcune non riesco tuttora a dare un nome. Tutto mi è diventato sconosciuto, spesso ostile. Ho dovuto rapportarmi con la solitudine. Ci siamo studiate a vicenda, con diffidenza, almeno da parte mia.
In passato ho fatto di tutto pur di non trovarmi faccia a faccia con la solitudine. Ho frequentato gente che mi annoiava e che non capiva la mia "lingua". Così ho imparato a parlare la loro. Ho accettato comportamenti che mi lasciavano perplessa, che spesso criticavo. Cene, pranzi, uscite senza senso. Almeno per me. Tornavo a casa più sconfortata che se fossi rimasta sola.
E' un pò come la storia della morte che aspettava quel soldato a Samarcanda:

Vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò

Ho cominciato a correre anch'io come quel soldato. Correre tra vite che mi sfioravano appena e che ho considerato migliori della mia, se non altro un'àncora di salvataggio da quella solitudine che sembrava inseguirmi tenacemente. Ho creduto che queste vite potessero lasciarmi un pò di quella "polvere magica" che illuminava le loro. Almeno in apparenza. Perché ora tutto è cambiato. 
Non c'è più quella polvere magica e non c'è molto da invidiare in quelle vite, in quelle storie. Nessun esempio, nessuna trasformazione. Non era, non è, la mia vita. Ancora non so cosa sia, la mia vita. Non posso, però, viverla attraverso gli altri. Non posso viverla come un affamato che mendica una mollica dell'altrui miseria. No, non è così che va. Non è così che deve essere. 
In questi due anni di "silenzio stampa" ho cercato di capire il senso del mio vivere. Ho preso in mano questa cosa così fragile, preziosa, sconosciuta ed ho cercato di studiarla, di capirla, di liberarla. Ancora scorie del passato funestano il passaggio. Scorie che mi relegano spesso nel mutismo e nella rabbia. 
Ora, però, ho imparato a danzare con la mia solitudine. Passi incerti, lenti, talvolta goffi, ma ho accettato (per disperazione?) di danzare sulle sue note. Sto imparando a non riempire più i silenzi e gli spazi del mio vivere.
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda,
eri lontanissimo due giorni fa.
Ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua

Confesso che non è ancora molto facile, per me. Questo mondo mi turba, mi fa sentire smarrita. In questi due anni ho imparato - non senza difficoltà - a non guardare né pianificare il futuro, per quanto prossimo possa essere. Ho imparato a guardare all'immediato. A non coltivare speranze inutili senza rinunciare, però, a sperare. Ho imparato anche a piangere senza vergognarmi di farlo. Ho imparato a chiedere.
Ora è il momento di imparare a gestire la mia rabbia, profonda, spesso furiosa. Mi sento in credito con alcune persone. Ho dato loro troppo ricevendone in cambio solo rimproveri ed una immagine distorta di me. E' il momento di dire basta, per non farmi ancora del male. La rabbia fa male prima di tutto a me. I suoi segni fisici mi hanno afflitta per un pò. Non è giusto. Non per gli altri, ma per me. Devo imparare a sollevare la testa senza guardare in cagnesco chi mi butta addosso i suoi giudizi gratuiti, velati o palesi che siano. La solitudine mi insegnerà anche questo, lo so. 

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era sulla porta quella nera signora
stanco di fuggire la sua testa chinò.
Eri fra la gente nella capitale
so che mi guardavi con malignità.
Son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua.