martedì 26 febbraio 2019

Rinascite dolorose

Ci sono cose del mio passato che hanno turbato e condizionato il mio percorso di vita. Hanno condizionato le mie reazioni ed anche le mie azioni. Finora non ero riuscita a parlarne e quelle cose - quell'evento così decisivo, per certi versi - hanno continuato a fermentare dentro di me producendo rigidità, distorsioni, paranoie.
Dopo anni di analisi, il tappo è saltato e, qualche seduta fa, ne ho parlato con il "meccanico". E' stata una sorta di sbocco, un fiotto di parole, di lacrime, di emozioni che si è riversato nella stanza in penombra. Improvvisamente ho provato le medesime sensazioni di quegli anni oramai lontani. Il senso di smarrimento, di vergogna, di sopraffazione che mi avevano investita allora sono stati ben chiari e delimitati. Li ho chiaramente e razionalmente identificati. Adesso so cosa ho provato esattamente, so dare un nome a quelle emozioni, a quelle "paranoie", a quegli eventi così deflagranti per la mia vita.
Ho pianto di rabbia ma anche di liberazione. E' stato come se un enorme blocco, dentro di me, si fosse all'improvviso polverizzato. Anni ed anni di negazione, di occultamento, di rabbia che veniva fuori con scoppi improvvisi. Anni di vera e propria "castrazione" emotiva e fisica che mi hanno portata per mano alla situazione attuale. Ho negato la mia natura, l'ho svilita e vilipesa. Più che una donna sono diventata un essere asessuato, impreciso...
Adesso sto ancora metabolizzando quest'evento. Ci sono tanti aspetti della mia vita e della mia personalità che sono stati toccati. Quasi ogni giorno ne salta fuori qualcuno, stimolato da parole, reazioni, atteggiamenti che non sono miei ma condizionati da quel lontano evento.
E' stato come un terribile lutto, ecco cosa è stato. Me ne sono resa conto sviscerando piano piano l'evento davanti al "meccanico". Nel bene o nel male, quando muore una persona riesci con il tempo a fartene una ragione, riprendi la tua vita dapprincipio zoppicando poi camminando più speditamente. Ma quando muore l'Amore? Si, proprio quello con la A maiuscola, inteso come sentimento, come ideale non tanto come persona in cui questo sentimento finisce per incarnarsi. Quando muore l'ideale dell'Amore come fai? Sopravvivi, questo è indubbio, ma come? Una vita sospesa, in attesa. Un limbo.
Lascio che i miei pensieri e le mie sensazioni fluiscano senza interromperle. Devono andare via. Non ho più bisogno di loro, in questo momento. Devo solo assorbire quell'amore che permea ogni cosa e farmi insegnare da lui cos'è l'Amore.

martedì 5 febbraio 2019

L'aiola che oltre che feroci ci rende insofferenti

Quest'inverno sembra non finire mai di dare fastidi e problemi. Roma è diventata una città molto più umida e invivibile del solito. Tutto sembra andare a rotoli: dagli autobus che non passano e quando passano sembrano simili a carrette sgangherate, al manto stradale funestato da vere e proprie voragini; dall'immondizia che sembra aver preso possesso di intere zone di Roma, all'infestante presenza di topi ovunque.
E' sempre più difficile trovare qualcosa di bello a cui aggrapparsi tenacemente. Ogni cosa sembra sommersa dall'incuria, dalla trasandatezza, dal pattume. Che sia una situazione appositamente creata da chi vorrebbe disfarsi dell'attuale Giunta o che sia, piuttosto, l'incapacità dell'attuale Sindaco di gestire il "problema Roma", poco importa. Importa quel che si vede ogni giorno, quel che si vive ogni giorno.
Vivere in questa città è sempre più una punizione, piuttosto che un privilegio. Sembra che ogni cosa sia abbandonata a se stessa e alla buona volontà di "qualcuno" che, per amore della bellezza, del decoro, della dignità comune, provvede come può a cercare di dare una parvenza di pulizia, di ordine, di vera e propria resistenza, ormai. Tutta questa situazione è diventata deprimente per lo spirito. E' come trovarsi in un continuo stato di guerra. Ci si sente impotenti, soverchiati da forze che non si capisce bene come interpellare, come indurre ad intervenire.
Se poi a tutto questo ci si aggiunge il calvario privato di ciascuno di noi cittadini, che dobbiamo destreggiarci con i guai delle nostre vite, con i problemi, i disastri, i ritardi, la sanità che è quello che è, equitalia, disservizi postali/informatici/telematici e quant'altro, i piccoli e grandi malesseri dovuti all'età oppure agli incidenti, il quadro è abbastanza deprimente.
Una volta era bello vivere a Roma. E' innegabile che il clima mite, la quantità di bellezza e di cultura che sono ospitate in questa città unica al mondo dovrebbero rendere la vita di noi cittadini piacevole rispetto ad altre realtà. Da un pò di tempo a questa parte (anni), però, vedo sempre più persone chiuse ed arrabbiate, in giro. Me compresa, lo ammetto. Scoppiano più frequentemente liti per futili motivi; si è tornato a sparare in strada, a picchiare, a derubare, ad aggredire. Si avverte insofferenza, fatica di vivere, aggressività repressa, rabbia e frustrazione. E' come se la città si fosse trasformata in un enorme ring e poco importa che a far da sfondo ci sia il Foro Romano o il Vittoriano. Stiamo tornando a calpestare l'arena del Colosseo, piuttosto.
Ovviamente i rapporti hanno finito per incrinarsi anche tra privati, nei posti di lavoro, nelle famiglie, tra gli amici ed i coniugi/conviventi. Si avverte malessere, incomunicabilità (ed i social hanno la loro parte di responsabilità in tutto questo), incapacità di dialogo, di confronto, mancanza di pazienza. I tempi corrono e le persone corrono con loro.
Io ho deciso di rallentare. Stavo prendendo una china pericolosa. Me ne sono accorta da alcuni segnali del corpo (tendo a somatizzare i disagi del vivere). Mi sono fatta la promessa di non interferire con gli eventi, di non stigmatizzare i comportamenti, di allenarmi a farmi scivolare ogni cosa addosso. Altrimenti questa realtà, questa follia collettiva, finirà per seppellirmi. Non posso più né, tantomeno, voglio accollarmi più responsabilità del necessario. Questo comporterà, tra le tante altre cose, ridefinire i rapporti con mia madre. Ma questo è un discorso che dovrò fare in un secondo momento, con calma. Adesso devo solo iniziare.