lunedì 1 gennaio 2024

Uscire dal buio

Primo giorno di un nuovo anno. Intorno c'è il silenzio. Tutti dormono. Ieri sera ci sono stati festeggiamenti che si son prolungati fino alle ore piccole. E ci sono stati i botti, un modo discutibile (a parer mio) di terminare un ciclo ed aprirne un altro.
I ricordi - inevitabili in questo periodo dell'anno - mi hanno riportata, per un po', ai tanti capodanni passati fuori casa. Avevo una sana voglia di stare con gli amici e divertirmi. Un anno sono andata via persino con la febbre. Ricordo i "famigerati" trenini con il sottofondo della samba, le risate, i brindisi, l'allegria tipica di chi è giovane e avido di vita.
Questi ultimi anni sono stati un po' sotto tono. L'età ha in parte il suo peso, ma anche la sensazione di essere intrappolata in una sorta di prigione dalla quale non riesco del tutto a liberarmi.
Ieri ho prenotato una visita culturale per domenica prossima. Sono mesi che non esco dalla tana. Mesi che non mi nutro di bellezza. Mi sono avvolta nella tristezza e nella routine come se fossero delle coperte. Alla fine, però, mi hanno quasi soffocata. C'è tanto, fuori, da vedere. Devo riprendere la vecchia me per mano e sradicarla da una situazione che si è fatta stagnante come una pericolosa palude.
Mi sono resa conto, mentre i fuochi d'artificio rompevano, ieri sera tardi, il silenzio, che mi sono adagiata su una situazione che, per certi versi, non posso cambiare perché non dipendente del tutto da me. Sono diventata poco reattiva, quasi rassegnata. Non ho cercato un modo per andare avanti, non ho attivato tutto quello che poteva distrarmi dal periodo che stavo vivendo. Ho rinunciato ad avere una vita ed a coltivare le cose che ho sempre amato: archeologia, arte, fotografia, passeggiate, viaggi...
E' tempo di cambiare. Un passo alla volta. Non mi sento, in verità, molta forza. Il "leone ruggente" che ho dentro di me e che si sente ferito e arrabbiato, mi succhia un bel po' di energia. Certe volte non mi capisco, vorrei cambiare il modo di approcciare gli eventi ma mi sembra sempre di fallire. Non riesco a coltivare l'autostima, il "ben pensare" di me. Forse l'educazione, forse chissà...
E' tempo di cambiare. Lo credo fermamente. Sono giunta ad un'età nella quale più forte è il richiamo alla riflessione, al conoscere me stessa. Gli anni della spensieratezza e della leggerezza sono lontani. E' tempo di raccogliere i frutti anche di quei tempi leggeri.
Sabato scorso ero al Campidoglio, in attesa che aprissero i cancelli per poter visitare una mostra. Mi sono seduta sulla stessa panchina sulla quale ero seduta tanti anni fa quando - a 16-17 anni - venivo qui a pensare, a fare i conti con una certa qual solitudine, la stessa - più o meno - che mi accompagna fraternamente anche adesso.
Improvvisamente è come se la me stessa di allora fosse seduta accanto a me. Quella ragazzina sola e pensierosa, che aveva gli occhi fissi su quel panorama di rovine e che si sentiva lontana anni luce dal mondo e da quel momento. Ed è stato come guardare un'altra me, una me che non era più, quasi un'estranea. Un fantasma. Avrei voluto prendere per mano quell'adolescente e farle compagnia, ascoltarla parlare, confidarsi, confessare le sue paure e le sue speranze. Le foglie di questo strano inverno continuavano a cadere leggere e silenziose. Ho percepito chiaramente quanto sono diversa da quella che ero un tempo e non è solo una questione anagrafica.
Tornando a casa, dopo essermi immersa nella bellezza, ho deciso che è ora di uscire dal buio in cui mi sono cacciata da sola. E' ora di prendere per mano quell'adolescente e di ripartire. Da me. Per vie altre. Voglio tirar fuori da me il coraggio e la determinazione per far questo viaggio che non posso più rimandare.