domenica 11 novembre 2018

Rughe del volto e rughe dell'anima

Gli anni passano. Bella scoperta!
In parte, lo confesso, per me lo è, nel senso che non avverto l'età che ho, mi sembra di essere sempre la stessa con i capelli lasciati - volutamente - grigi (fa tanto chic!). Il fatto è che ho un'immagine di me rimasta ferma ai beati e favolosi anni '80-'90 ma quella che mi restituisce lo specchio è l'immagine di una donna che - per carità! - porta bene i suoi anni, ma non è "quella lì", quella degli splendidi anni '80-'90!
Mi mantengo bene, indubbiamente, grazie alla genetica (nel senso che devo ringraziare ave e trisavole, oltre che le cremine che ho cominciato ad utilizzare molto presto, se non altro per avere una pelle più morbida), ma il passaggio degli anni e degli eventi ha segnato un pò, qua e là, i lineamenti. Qualche rughetta compare accanto agli occhi se sorrido. La fronte è ancora liscia. Forse le guance sono più incavate e la mascella è meno dura.
Non sono più nemmeno la stessa dal punto di vista caratteriale. Fino a qualche anno fa ero più aggressiva, più istintiva, "di pancia". Adesso - complici anche questioni legate alla salute, a sua volta collegata comunque allo stato d'animo e agli umori - sto procedendo verso una tranquillità super partes. Per carità, compaiono ancora le fiammate della "vecchia" me, ma adesso avverto prima il loro arrivo e cerco di smorzarne gli effetti.
L'analisi ha indubbiamente portato molti frutti al mio albero. L'analisi mi ha anche fatto star male. Non è facile trovarsi faccia a faccia con quelle parti di te che detesti e che proietti sugli altri. Vorremmo tutti essere perfetti ed amabili ed è traumatico scoprire che non lo siamo. Che siamo umani e imperfetti. Che amiamo e siamo amati, che odiamo e siamo odiati. Che falliamo con la stessa frequenza con cui facciamo la cosa giusta.
Penso che quando si impara a convivere con tutto questo, si arriva ad una sorta di pace sovrumana con se stessi. Ci si rilassa e si prende la vita con calma. Del resto l'insofferente frenesia è tipica dell'età giovanile e mal si concilia con l'età adulta, quando si dovrebbe essere pervenuti a certe sponde più tranquille.
E, dunque, le tracce del tempo sul viso non mi fanno paura. Mi provocano, invece, un sentimento molto simile alla tenerezza e molto vicino anche alla malinconia. Ci convivo con molta serenità, non me ne preoccupo più di tanto. Sono le "rughe dell'anima" che, piuttosto, un pò mi danno pensiero. Con il tempo le esperienze (positive e negative) che ho attraversato mi hanno lasciato qualche regalo. Non sempre molto gradito, ma anche da questo credo di dover imparare.
Con il tempo ho ridotto molto il parterre degli amici. E questo lo considero in parte un bene e in parte un male. Sicuramente ho allontanato le persone che non mi facevano bene, ma nel contempo mi sono quasi inavvertitamente chiusa. Credo per paura, per diffidenza. Cosicché ora non posso contare su molte amicizie e a volte ne soffro un pò. E' difficile stringere amicizia quando gran parte della vita si è già dipanato. Le vite di ciascuno, a questo punto, sono già ampiamente strutturate, articolate, stratificate, consolidate.
Non so, onestamente, quanto siano profonde le amicizie che ho in questo momento. A volte mi capita di dire a me stessa che dovrei essere più "audace", dovrei essere più presente e meno riservata. Poi una vocina dispettosa mi rammenta che le fregature, comunque, le ho prese anche di recente e proprio perché mi sono fidata. Cammino per strada, allora, guardando le persone come se fossero alieni che non parlano la mia lingua. Sono cortese, gentile, ma avverto ancora in me la diffidenza o, come la chiamavano un tempo, la riservatezza. Ci sono momenti che vorrei avvicinare, abbracciare, interessarmi, farmi coinvolgere e coinvolgere. Poi, alla fine, qualcosa sempre mi trattiene.
Questo sentirmi trattenuta è venuto fuori anche durante l'analisi. Confesso che è un gradino che non mi riesce di superare. Lo guardo, lo affronto, mi sbuccio mani e ginocchia, ma non riesco ancora a tirarmi su del tutto. Forse dovrei dargli meno importanza, lasciare che sia, non insistere. Mi chiedo se non si può essere pronti alla mia età. Mi chiedo, anche, cosa mai è successo, nella mia vita, che ha determinato questa mia paura che confina quasi con il terrore, a volte. Ma la memoria non è prodiga, non mi restituisce né immagini né ricordi.

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